Percorso

“Fratelli io ritenni di non saper altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo e questi Crocifisso.”
Carissimo don Edmondo, con le parole di San Paolo hai voluto celebrare il tuo anniversario sacerdotale, con le medesime parole ti sei presentato alla nostra comunità di Conscio il 9 settembre 2001.
E con queste stesse parole, 13 anni dopo il tuo arrivo, noi, gruppi, parrocchiani, amici di Conscio e non solo, ti vogliamo salutare.
Colpisce fin dall’inizio, e si adatta bene alla situazione, la prima parola di queste frase paolina: Fratelli ...


Eh sì, per noi sei stato pastore, parroco, ma soprattutto fratello...
Un fratello maggiore che sa quando riprendere e quando abbracciare, ridere e scherzare. Sa quando accompagnare, mano nella mano, e quando lasciar liberi di fare e anche di sbagliare... Un fratello maggiore che sa quanto è il momento di fare silenzio e quando quello di cantare o ballare un bans con i bambini del grest davanti alla statua della Madonna che, divertita, con Gesù in braccio, ha sorriso più di una volta nel vedere una chiesa-santuario in movimento! Don Edmondo sei stato un fratello che non sta sulla porta o davanti all’umanità per giudicarla, come fu dipinto magistralmente da Rembrandt nella parabola del figliol prodigo: ma sei sempre entrato nel vissuto quotidiano per annunciare la bellezza del Vangelo anche quando tutto è buio, indifferente, amaro.
Un'altra espressione paolina, che prendiamo a prestito dal tuo motto pastorale, è “in mezzo a voi”.
Lo sei stato nella gioia e nel dolore, senza mai scansare, per motivi di orario, festività o distanze kilometriche, situazioni delicate, spiacevoli, difficili, incomprensibili, così come nei momenti di gioia, tra i tavoli della Sagra, al Grest, in Chiesa, in Gita, nelle famiglie, nei Matrimoni, perfino visitando i piani alti del Campanile restaurato...di giorno e di notte ... senza riposo, o meglio, convinto che esserci è l’unico modo per dare concretezza e verità allo slogan di don Milani, I CARE, che è soprattutto evangelico, cioè mi preoccupo, ci tengo a te, indistintamente, senza preferenze, e per questo trovo il tempo e vengo e rimango “in mezzo a voi”...anche quando tutti i bambini sono in presbiterio alla domenica e ne combinano di tutti i
colori: educare non è sinonimo di esclusione e annunciare il Vangelo non solo regole da osservare, ma una persona, una vita da accogliere sempre e comunque.


Caro don Edmondo ti ringraziamo perché ci hai presentato Gesù, uomo libero, anche se condannato, innamorato dell’umanità, anche se messo in croce, e fedele compagno dell’uomo di ogni tempo e luogo, anche se tradito dai suoi amici più cari...e questa Via, Verità e Vita è stata scolpita nel nostro cammino di cristiani senza vergogna e paura, giorno dopo giorno, riunione dopo riunione, celebrazione dopo celebrazione, incontro dopo incontro ...


Ci ricordiamo bene le prime parole pronunciate in questa Chiesa il 9 settembre 2001, giorno del tuo arrivo:
“Vengo a voi come pellegrino, viandante, mendicante d’amore, di affetto, di ascolto, di comprensione e di dialogo; bisognoso del pane del perdono, della grazia di Dio e del vostro amore ... affinchè ognuno possa gratuitamente sentirsi amato da Dio Padre."


A Conscio sei stato un pellegrino e un viandante, non fosse altro per tutti i viaggi che la tua Micra ha fatto in questi anni per i diversi impegni parrocchiali, diocesani e nazionali ... E chi è abituato a viaggiare, è abituato anche a non fermarsi troppo a lungo in un posto ... a intensificare il tempo a disposizione, ad organizzarlo al meglio ... ad essere concreto nello spazio breve, a creare una squadra che sappia “fare gioco” anche se il capitano è momentaneamente impegnato altrove...
Anno dopo anno, lo sapevamo: prima o poi sarebbe venuto il momento di una tua partenza da Conscio e oggi, 7 settembre 2014, si avvera questo presentimento covato da tutti, ma mai apertamente pronunciato ad alta voce.
E allora ci chiediamo: come te ne vai? Con quali sentimenti? Con quali doni? Li conservi nel tuo cuore e parte li hai già espressi con le tue parole e i tuoi discorsi nei vari incontri e nel congedo alla parrocchia pubblicato nell’ultimo checaritomene.
Da parte nostra te ne vai con un pezzo del nostro cuore che è certamente triste, ma è grato di averti avuto ed è grato al Signore per la tua vocazione sacerdotale: proprio quest’anno festeggi 30 anni di sacerdozio.
Dopo aver saputo la notizia del tuo trasferimento qualcuno voleva scrivere delle lettere per farti rimanere ... Ma cosa avremmo scritto?
Sicuramente che don Edmondo deve rimanere perché è una persona di valore, un uomo del dialogo e sicuramente capace di fare sintesi dei problemi e trovare possibili soluzioni per il bene della comunità parrocchiale.
Avremmo scritto che Don Edmondo si è fatto ascoltare dai giovani come dagli anziani, dalle famiglie come dai bambini, da chi ha il dono della fede e anche da chi sta ancora cercando. Avremo scritto che hai contribuito a rafforzare Conscio dandogli una energia, una vitalità nuova e la coscienza di essere una bella e prestigiosa comunità di cristiani che, seppur diversi, sa condividere un obiettivo comune per il bene di tutti. E sono tanti i numeri e i fatti che comprovano quanto stiamo dicendo e non sono solo i consciesi a dirlo, anzi. E in questa speciale lettera, prima di firmare, avremmo aggiunto che don Edmondo deve restare perché ... perché, semplicemente, gli vogliamo bene e tutte le persone che ne amano altre, non vogliono mai lasciarle partire perché la paura di non farcela, senza di loro, è grande ...
Papa Francesco ci insegna oggi che incontrare le persone è un dono da celebrare: quante celebrazioni hai presieduto fuori da questa Chiesa. Tu sei cresciuto con NOI e NOI con Te. È stato un grande dono che ci siamo scambiati e speriamo che anche gli amici di Mussetta, la tua nuova parrocchia, sappiamo condividerlo ed apprezzarlo come noi abbiamo fatto.


Concludiamo questo saluto con le parole di un tuo caro amico, padre David Maria Turoldo, che spesso hai citato in incontri, riflessioni e preghiere. Ecco cosa scrive sul conforto per un amico che se ne va:


Penso che nessun'altra cosa ci conforti tanto, quanto il ricordo di un amico, la gioia della sua confidenza o l'immenso sollievo di esserti tu confidato a lui con assoluta tranquillità: appunto perchè amico. Conforta il desiderio di rivederlo se lontano, di evocarlo per sentirlo vicino, quasi per udire la sua voce e continuare colloqui mai finiti.


Don Edmondo e Conscio: due amici, sì, due fratelli, le cui strade, oggi, si dividono, ma siamo certi che il colloquio, instaurato 13 anni fa, non è finito e non finirà, se sapremo trasmettere con gioia e fraternità quello che ci ha insegnato e se siamo riusciti a comunicarti, con queste semplici parole, quell’affetto e quella riconoscenza con cui, oggi, gli amici presenti e tutta la Comunità di Conscio, ti abbracciano e ti salutano!


Grazie Edmondo !


Conscio, 7 settembre 2014

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